venerdì 29 luglio 2016

Si fa presto a dire Prozac.



La situazione si deteriora, ma qualcuno continua a darne una lettura minimalista, quasi surreale. A leggere alcuni commenti sembra che la causa prima degli attentati più che lo Stato Islamico sia lo Stato Depressivo. Vogliono sconfiggere il terrorismo col Prozac.

No, sicuramente il terrorismo non lo combatti con il Prozac, no. Anche se… dipende. Dipende da cosa intendi con “terrorismo”. Purtroppo, in questi tempi in cui la pappardella scorre a velocità supersonica, prima di affrontare un argomento devi distinguere, specificare, chiarire, il senso che dai alle parole che usi.
Il diciottenne che sul tetto di un condominio a Monaco di Baviera rivendicava il suo essere tedesco: “Sono tedesco!” ha esclamato con foga, specificando anche di essere cresciuto in una zona popolare e di aver subito atti di bullismo, si sentiva quasi un eletto, onorato dal fatto di essere nato lo stesso giorno di Hitler. Ce l’aveva con i Turchi e, in ultimo, aveva tentato di attirare i suoi compagni di scuola nella trappola mortale che aveva preparato.  Odiava turchi e arabi e si sentiva “Superiore”. Inutile far notare che lui “si sentiva” tedesco. Per noi resta un “tedesco-iraniano”. E’ minimalismo dire che questo con l’ISIS, lo Stato Islamico e tutto il resto non ha niente a che vedere? E che forse ha più a che vedere con il Prozac che con l’ISIS?

Così come a Tokyo, dove un ragazzo disoccupato di 26 anni ha ucciso a coltellate 19 disabili e ne ha feriti altri 25. Poiché i giapponesi sono persone serie, hanno subito escluso l’origine terroristica dell’atto e, di conseguenza, a noi nemmeno c’interessa parlarne.

E i due poco più che adolescenti, che a Rouen hanno sgozzato un sacerdote?
L’atto di Adel Kermiche che insieme ad un amico ha sgozzato il prete Jacques Hamel mentre celebrava la messa, è di quelli che potrebbero far ragionare molto, solo che lo si voglia, sulla Generazione Erostrato. Anche lui qualche problema di Prozac lo aveva. Aveva il braccialetto elettronico e l’obbligo di sottoporsi a cure psicologiche.

Riporto da Repubblica.it:  Ad aggravare il quadro, le dichiarazioni rese ai media da due giovani musulmani di Saint-Etienne du Rouvray in forma anonima. Parole da prendere con la dovuta cautela, in attesa che le indagini evidenzino in esse un fondo di verità. "E' un coglione - afferma uno degli intervistati riferendosi ad Adel Kermiche -. Ha tolto la vita a gente che non c'entrava niente con le sue storie. Era arrabbiato perché voleva andare in Siria e lo hanno fermato. Voleva vendicarsi per essere stato in prigione. Poteva vendicarsi in prigione invece di fare una cosa cosi nel quartiere".

E il suo complice? Anche lui quasi ventenne, nato in Francia da genitori algerini quindi, per noi, non francese ma un “franco-algerino”. Anche lui voleva andare in Siria e lo hanno fermato.  Per lui nessun disturbo acclarato. Ma… questo è il Terrorismo minimalista o è Il Terrorismo dello Stato Islamico?

Mohamed Lahaouiej Bouhlel, l'uomo che a Nizza ha falciato con un Tir centinaia di persone, uccidendone 84, era uno dei francesi membri dell'associazione 'Au coeur de l'espoir' che, come altre associazioni di ispirazione islamica, forniva cibo ai migranti ammassati sugli scogli dei Balzi Rossi, a pochi metri dalla barriera di Ponte San Ludovico nel periodo del Ramadan. Buona parte dei migranti era di religione musulmana. L'uomo era stato identificato e filmato come tutti gli altri stranieri intervenuti alla frontiera di Ventimiglia. Ricordate quello spettacolo di civiltà? Chissà che fine hanno fatto quegli immigrati. Boh…  Comunque sia, per quanto si tenti e si cerchi, non si riesce a collegarlo in nessun modo all’ISIS e al Terrorismo Islamico.

Se dici Terrorismo, devi spiegare cosa intendi. Se intendi quello dell’ISIS che, come ci informano di continuo, si finanzia con il contrabbando di petrolio, parli di una cosa. Se dici Terrorismo parlando della strage di Nizza, di quella di Monaco, del prete sgozzato o dello squilibrato che accoltella la gente in treno in Germania… parli di tutt’altra cosa!

Se parli del Terrorismo dell’ISIS, invece di porti domande sul massimalismo o sul minimalismo, devi chiederti, e magari poi  spiegarci, perché noi che siamo così precisi da “giustiziare” un terrorista mentre passeggia in strada, con un missile lanciato da un drone, non riusciamo, con altrettanta precisione, a colpire le colonne di carri armati dell’ISIS o le colonne di autocarri che trasportano il petrolio, che pure ci fate vedere per tv. E a proposito: chi lo compra il petrolio dell’ISIS? Certo non i paesi arabi, che ne vendono e ne producono. Pare, a quanto ci riferiscono i Pappardellari di Sistema, che uno dei maggiori clienti dell’ISIS sia quello splendido esempio di democrazia che è la Turchia. Ovviamente il Pappardellaro di Sistema a questo punto ti risponde che questi sono argomenti complessi, di Politica Internazionale, di equilibri, di Finanza. Va bene. Va bene così. Ma se vuoi parlare di Terrorismo, è di questo che devi parlare!

Purtroppo il Terrorismo del Prozac, piaccia o non piaccia, esiste. E crescerà a livelli esponenziali. Se vuoi fermarlo, ammesso che ormai sia ancora possibile, devi prima fermare il Terrorismo dell’ISIS. Capisco l’obiezione: questo è molto più difficile. Parlare di Prozac è molto più semplice. Ma anche quello servirà, non temete. La Generazione Erostrato è in marcia. Se volete cominciare a farvi un’idea, vi segnalo questo bell’articolo di Alberto Negri su “ilsole24ore”. Buona lettura.


Augusto Novali, 29 luglio 2016
 


domenica 24 luglio 2016

Non ci resta che il peggio.




Mentre in Turchia fallisce un Colpo di Stato(?) e decine di migliaia di oppositori del Presidente Erdogan vengono arrestati, la Comunità Internazionale tace deferente. Chissà cosa intendono i Pappardellari di Sistema quando usano questo termine. Non esiste niente di più indefinibile della Comunità Internazionale. Se si parla della guerra in Crimea o dei bombardamenti sugli oppositori al regime in Siria, allora la Russia e i suoi alleati non ne fanno parte e quello che resta condanna. Se si parla, per fare un esempio a caso, del colpo di Stato in Egitto o in Turchia, allora Europa e Stati Uniti tacciono deferenti e la Comunità Internazionale si riduce a poca cosa. E così via.
Per essere onesti, la Comunità Internazionale di turno, Europa e Stati Uniti, non ha proprio taciuto del tutto. Ci ha ricordato che il Presidente Erdogan è stato democraticamente eletto e che la Turchia è una Democrazia. E meno male che ce lo hanno ricordato: se non l’avessero fatto, nemmeno ce ne saremmo accorti! L’unico limite che hanno posto al suo strapotere e alla sua smania di onnipotenza è che non ripristini la pena di morte. Ovviamente, quanto questa richiesta sia credibile e importante, possiamo desumerlo dal fatto che la richiesta è caldamente sponsorizzata oltre che dall’Europa, anche e principalmente, dagli Stati Uniti. Che hanno, nel loro ordinamento, la pena di morte che, di quando in quando, applicano. L’Europa? La Comunità Europea? La Cancelliera Merkel, così come il Presidente Obama, ha offerto i suoi servigi e la sua esperienza affinché in Turchia siano preservati i principi democratici! E la Comunità Europea? Probabilmente, in questi giorni a Bruxelles hanno cose più importanti da fare. Probabilmente si sta discutendo dei cavoletti di Bruxelles e forse è in corso una serrata trattativa, per stabilire se debbano essere considerati DOP o DOC. In Francia, il Presidente della Repubblica e il Capo del Governo sono stati sonoramente fischiati e calano paurosamente nei sondaggi. E il povero Hollande, stavolta, non può nemmeno organizzare una grandiosa parata di Capi di Stato che condannano il terrorismo, per risollevare la sua sempre più traballante popolarità. Una campagna pubblicitaria funziona una volta. Ma non puoi riproporla tal quale una seconda volta. All’Inghilterra, dopo la Brexit, di quello che succede in Turchia, per usare un linguaggio forbito, “nun gliene po’ ffregà de manco”.
Ancora non è passata l’eco della strage di Nizza, nemmeno hanno avuto il tempo di capire cosa è successo e ti capita quest’altra tegola in testa! L’Europa non sa che fare, che pesci pigliare. Non sa nemmeno che pappardella sfoderare. Non riescono nemmeno a mettersi d’accordo sulla pappardella da usare. E così, mentre i Capi di Stato e di Governo, sfoderano la pappardella del “non ci faremo condizionare… non cambieremo le nostre abitudini… non vivremo nel terrore…” e così via, il Capo del Governo Francese ci avverte che il terrorismo durerà anni e, per essere sicuro di non sbagliare, indice un arruolamento straordinario di diecimila militari, richiama tremila riservisti e proroga le leggi d’emergenza fino all’inizio del 2017. E meno male che non cambieremo le nostre abitudini!
Per non infierire troppo mi fermo qui. Anche se, lo confesso, mi piacerebbe sapere se i Greci sono ancora alla fame, senza nemmeno i soldi per potersi curare. Mi piacerebbe sapere se i generosi prestiti, che sono costati lacrime e sangue alla Grecia, sono serviti a risollevare un po’ la gente o se, come credo sia più probabile, sono serviti a ripagare i debiti alle Banche Tedesche. Mi piacerebbe sapere a che punto sono in Spagna. Hanno un Governo? Sono riusciti a farlo? Si? No? Torneranno a votare? Chissà.
Nel nostro Sistema la Libera Formazione va a periodi. Oggi si parla di terrorismo e di Colpo di Stato. Che vuoi che ti informi sulla Grecia o sulla Spagna?!
Ci sono tali e tanti spunti in queste poche righe che per dire tutto quello che reputo importante dire, dovrei scrivere una decina di articoli come questo. Ma non so nemmeno se e quando avrò voglia di farlo. Ma di spunti ce ne sarebbero. Tanti. “La tragedia della pappardella” per fare un esempio. Per mobilitare l’opinione pubblica sul terrorismo sei costretto a cercarlo anche dove, probabilmente, non c’è. Il Magistrato che conduce le indagini sulla Strage di Nizza ha escluso, sin dal primo momento, qualsiasi possibilità di collegare quell’atto al terrorismo internazionale e all’ISIS. E a tutt’oggi lo esclude. Ma gli operatori della formazione insistono e, state sicuri, prima o poi  questo diventerà  un attentato dell’ISIS. Così come il povero sfessato che ha ferito con un coltello una decina di passeggeri su un treno in Germania. Su dieci testimoni, uno solo riferisce di averlo sentito inneggiare ad Allah. Ma tanto basta. Date un po’di giorni di tempo al Sistema della Libera Formazione e anche questo, volenti o nolenti, sarà un evidente attentato dell’ISIS. E così via. E la pappardella del “…non diventeremo come loro… non cambieremo le nostre abitudini…” che fine fa? Insomma… non sempre si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. La Formazione Libera ci prova. Ma è difficile. Forse ne scriverò ancora, sul terrorismo prossimo venturo e gli sconvolgimenti che ci aspettano. Checché ne dicano i pappardellari, io la vedo nera. Sarà un crescendo e gli anni a venire saranno sempre più duri. Sarà una vera e propria tragedia. A meno che… A meno che non succeda qualcosa che imponga una sterzata, un cambiamento, vero, ovviamente.

Immaginate che bello se succedesse. Alle prossime elezioni in Francia, la Le Pen arriva al Governo.  In Austria l’aspirante Presidente xenofobo e razzista viene eletto Presidente della Repubblica. I Partiti antieuropeisti vincono dappertutto e alla fine, finalmente, “questa” Europa finisce di far danni e di chiudere gli occhi e tapparsi il naso. E  Trump diventa il prossimo Presidente degli Stati Uniti.  Lo so, c’è da rabbrividire. Però… Magari l’Europa si sveglia e diventa veramente  l’Europa che avevano sognato i nostri nonni. Magari la Politica ritrova un minimo senso del pudore (fosse anche di facciata) e così via. E in Italia? Sarebbe bello se il prossimo Referendum Costituzionale venisse bocciato e, come ha promesso, il Presidente del Consiglio rassegnasse le dimissioni. Sarebbe l’occasione per avere veramente un governo dei Cittadini. Un Governo dove “uno vale uno”. Cioè niente.

Temo purtroppo che non sarà proprio così. E poi, forse, non sarà nemmeno necessario. Pare che finalmente qualcuno stia cambiando strategia. La Merkel minaccia che se Erdogan continua così, la trattativa per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea sarà bloccata. Quindi significa che ancora si tratta? Quindi significa che davvero qualcuno ha immaginato e immagina di far entrare la Turchia nell’Unione Europea? Davvero?!

Augusto Novali
21 luglio 2016

La domenica al "Bar dello Sport".





A tutto potrei rinunciare, ma non a quell’ora. L’ora, a volte anche due, che mi concedo ogni domenica, al “Bar dello Sport”. Quello del mio paese è un bar dello sport classico, di quelli che c’erano una volta in tutti i paesi, e che oggi resistono solo nei paesini piccoli e fuori mano. E’ un bar anche grandicello se vuoi e con tutti gli ingredienti necessari. Leggermente trasandato, età media cinquant’anni o forse più, qualche tavolino con il panno verde e le carte per la briscola, la “Gazzetta dello Sport” e così via.
“Se vuoi “La Repubblica” te la vai a comprare, l’edicola è di fronte!” risponde leggermente rabbioso Bepi, leghista della prima ora, a qualche giovane che, lo fa apposta per provocarlo, gli chiede se ha anche “qualche giornale decente.”  Bepi non fa mai mancare “Il Giornale” e “Libero” nel suo bar. Al Bar dello Sport del mio paese, se sei fortunato, può ancora capitarti di sentire esclamazioni del tipo: “Quando c’era lui, caro Lei!...”. Sì, davvero!
Quell’ora domenicale al Bar dello Sport è terapeutica per me. E’ disintossicante e serve a riportarmi con i piedi per terra. Dopo aver ragionato e dissertato per tutta la settimana sui Massimi Sistemi, sulla Politica, il Terrorismo e cose del genere, qualche ora di “sano realismo” o di “saggezza popolare”  è benefica.



Il “Caso Azzolina” fu, per quello che posso ricordare, la mia prima delusione da aspirante “anima bella” che ricordi. Avrò avuto quindici o vent’anni, chissà. Era un programma del tipo “Report”: inchieste, denunce e cose del genere. Programmi che oggi, lentamente, sono sempre più soppiantati dai talk show di starnazzo e propaganda. All’epoca ce n’erano molti. “A-Z un fatto come e perché.” mi pare che fosse. Gaetano Azzolina era una giovane promessa della cardiochirurgia italiana e, in poche parole, l’intervista-servizio dopo aver illustrato i meriti, le referenze e il valore del giovane cardiochirurgo, denunciava il boicottaggio sistematico dei baroni ospedalieri e tutto il resto che potete immaginare. Ricordo che andai a dormire, quella sera, elettrizzato, impaziente di risvegliarmi e leggere, l’indomani, i titoli dei giornali e i servizi televisivi, su quella grave denuncia. E ricordo la delusione, l’indomani e nei giorni che seguirono. Niente, non se l’era filato nessuno.
Mi è capitato di leggere per caso, ogni tot di anni, qualche notizia su Azzolina. Il Sistema, com’era prevedibile, ha lavorato bene e la giovane promessa della cardiochirurgia è sparita dalla scena, finito in ospedali sempre meno importanti fino ad essere accusato di qualcosa legata alla mafia. Il Sistema ha lavorato bene, non c’è che dire.



Lo confesso: “Il Bar dello Sport” mi serve, anche, per gratificarmi un po’ e coltivare il mio amor proprio, e così mi è capitato, stamattina, di spiegare la mia “Teoria della Pappardella” a quel brav’uomo del geometra Zordan. Il geometra pareva sinceramente interessato a sentirla. Il geometra Zordan è uno di quei bravi professionisti che guadagna centinaia di migliaia di euro l’anno e dichiara al fisco poco più di un operaio e, ovviamente, è una persona attenta ai valori, alla morale e a tutte quelle belle cose lì. Lui è convinto, così come lo ero anch’io, fino a un paio di settimane fa, che, tutto sommato, noi siamo al riparo dal terrorismo, dalle stragi e da tutto quello che succede, in questi tempi, in giro per il mondo e segnatamente in Europa. Io temo che non sia più così. Temo che non ci saranno più isole felici. E che le stragi, piccole o grandi che siano, saranno sempre di più, dovunque. E gli ho spiegato perché lo penso.



La Libera Formazione è stata particolarmente sfortunata in questo periodo. Sulla Strage di Nizza ci potevano pappardellare per almeno venti giorni. E sul Colpo di Stato in Turchia, abilmente pilotato e sfruttato da Erdogan, in un altro momento, ci avrebbero potuto pappardellare almeno per un mese. E sui due squilibrati in Germania, l’accoltellatore del treno e il pistolero del centro commerciale, almeno per venti giorni ognuno. E invece? E invece la sfortuna ha voluto che tutto accadesse a distanza ravvicinata e, in meno di venti giorni, si sono visti svanire tre mesi di pappardella facile. Peccato.


Pappardellare significa anche, e soprattutto, “dilatare” e, conseguentemente, “dettagliare”. Quello che, in un altro momento, puoi usare come notizia di cronaca e quindi riferirne al limite per un paio di giorni o poco più, in questo periodo puoi dilatarlo fin che vuoi. Quello che in un altro momento avresti liquidato, in un paio di giorni, come il gesto di uno squilibrato, di questi tempi è sempre e comunque, di primo acchito, un attacco terroristico. C’è sempre uno, tra decine di testimoni, che ha sentitolo lo squilibrato inneggiare ad Allah. Sul telefonino del presunto attentatore c’è sempre qualche immagine o video compromettente e così via. In periodi normali puoi andarci avanti per un paio di settimane, o anche più, prima di arrenderti all’evidenza e finalmente far sapere ai tuoi destinatari finali che si trattava di un semplice squilibrato. Ma intanto ti sei guadagnato la pagnotta anche per questo mese.
Per dilatare devi dettagliare. Devi far vedere, fotogramma per fotogramma, decine e decine di volte, il Tir che piomba sulla folla. Devi dettagliare come e su quali siti, leggendo quali libri si è documentato il pistolero di Monaco. In parole povere, senza saperlo (forse) finisci con l’istruire e, sicuramente, a motivare, galvanizzare. Pensate a vent’anni fa e alle torri gemelle. Il rancoroso che anelava la vendetta in cuor suo, viveva solo di rancore e di fantasie. Nemmeno immaginava di poter entrare in una pseudo Multinazionale del Crimine, frequentare per anni un corso per piloti e, in sintesi, riuscire ad avere la possibilità di compiere un attentato simile. Oggi non è più così. Non hai bisogno di tutte quelle competenze. Non hai bisogno di grandi mezzi per fare una strage. Non hai più bisogno nemmeno di appartenere a una organizzazione terroristica. Basta un Tir, o anche meno. Ovvio che tutto questo non è colpa del pappardellaro. Ma è grazie al suo fondamentale contributo se oggi nasce la “Generazione Erostrato”. Cos’è la “Generazione Erostrato” l’ho spiegato al geometra Zordan e temo, e me ne dispiace, di avergli rovinato la giornata. Lui che era convinto di vivere al sicuro, nel nostro piccolo paesino fuori mano, mi ha fissato per un po’ scuotendo la testa ed è andato via, senza nemmeno salutare.
Della “Generazione Erostrato”  scriverò la prossima volta. Buona domenica.

24 luglio 2016  

    
          

martedì 12 luglio 2016

A proposito di equilibrio.




“L'opinione di Bergoglio è molto chiara…”. Davvero?! Beati voi. Beati quelli che vivono di certezze. Devo confessarlo: provo una profonda invidia per quelli che vivono di certezze! Io non ho avuto “il dono della fede”, purtroppo. Sono agnostico. E come tale sono sempre preda del dubbio e cerco sempre di capire, di analizzare, di puntualizzare e così via. Ma io invidio sinceramente i credenti, di qualunque religione essi siano.

Se domani scoprissi di avere una brutta malattia che in breve tempo mi porterà alla morte, avrei sicuramente tutti i motivi per sentirmi quanto meno triste. La mia avventura terrena si concluderà a breve e…puff… Augusto non esiste più. Immaginate come mi sentirei, non voglio dire felice, ma sicuramente meglio, se fossi convinto che un attimo dopo sarò nel Regno dei Cieli, vestito di solo spirito o se fossi convinto che nell’aldilà ci sono quaranta vergini che mi aspettano e così via. Ma, purtroppo, io non sono credente. E invidio, e rispetto chi crede. In qualsiasi cosa creda. E pretenderei lo stesso rispetto. E purtroppo, invece, non sempre è così. Quando in nome della “tua” fede, qualunque essa sia, limiti la libertà degli altri, compresi i non credenti… nasce un’anima bella, che è una delle categorie più pericolose del genere umano.

Non molti anni fa, in un periodo di cicliche discussioni sui diritti civili, a proposito dell’eutanasia, il solito Onorevole, sincero cattolico, sposato, divorziato, risposato con figli da entrambi i matrimoni e… poi non seguo più gli sviluppi, andava ripetendo, come un Karma, in tutti i talk show e nelle interviste che “la vita è un bene indisponibile”. Il risultato paradossale di questo enunciato (da cattolico) è che la mia vita non è nelle mie disponibilità. Ma è nelle disponibilità di quell’Onorevole e dei suoi confratelli, che può liberamente legiferare sulla “mia” vita, sul “mio” diritto a morire degnamente, a scegliere liberamente se e come procreare, abortire, chi sposare e così via. Ovviamente, come sempre, il problema non si pone se ho soldi per andare a fare queste cose all’estero.

Da chi ha così incrollabili certezze, e magari anche pratica delle parole di Sua Santità, mi piacerebbe sapere se, e in quale occasione, con quali parole, Sua Santità ha detto che le inaudite “sofferenze” delle mucche, che ci sono “in un bicchiere di latte”, sono sullo stesso piano e hanno lo stesso valore che ci sono nelle inaudite sofferenze di un bicchiere di latte inesorabilmente vuoto, e delle conseguenti, inaudite sofferenze delle centinaia di milioni di bambini che si ammalano, anche, per quel bicchiere di latte vuoto. Ecco, a parte l’amore cosmico per il Creato e tutte quelle belle cose lì, mi piacerebbe sapere, nello specifico. Stimo e amo profondamente Papa Bergoglio. Mi verrebbe voglia di diventare cattolico non fosse altro per dimostrargli la mia stima e il mio affetto per lui che, diciamocelo, è stato un vero e proprio colpo di genio del Conclave, in un momento in cui la Chiesa arrancava. Ma sono così convinto della sua umanità che, ne sono certo, nemmeno in sogno metterebbe sullo stesso piano queste due inaudite sofferenze!

“…Credo occorra equilibrio e buon senso nell'ascoltare e nel fare. Ma anche nel dire…”. Cara amica, parole sante! E, a proposito di equilibrio e buon senso…

Una cara amica, sinceramente convinta delle sue idee, è stata per anni a un passo dal diventare un’anima bella. Per fortuna, grazie a lunghe chiacchierate, e al passare degli anni e alle difficoltà della vita… insomma, oggi vive felicemente nel mondo reale. Ma una venatura di amore cosmico e tutte quelle belle cose lì le è rimasta e allora, quando ha deciso di voler adottare un gattino, si è rivolta all’E.N.P.A. – Ente Nazionale Protezione Animali. Insieme al gattino le hanno consegnato uno stampato che sarebbe bello poter leggere e analizzare punto per punto. Ma in questo poco spazio non è possibile. Vi riporto solo qualche punto che mi pare interessante:
Punto 2 – Giocate a “acchiappa il gatto”. Anche se siete stanchi, dopo una lunga giornata piena di impegni non dimenticate che il vostro amico vi aspetta per divertirsi un po’ con voi. Assecondatelo quindi. Se vedete che vi corre incontro e poi scappa via con la coda ben dritta e orizzontale vuol dire che desidera essere inseguito. Dedicatevi all’inseguimento del gatto ma attenzione: fate finta di non riuscire mai a prenderlo. Si sentirà forte e imbattibile e in questo modo si sentirà obbligato a chiedervi la rivincita.
Punto 5 – Raccontategli le vostre giornate. Il vostro gatto, infatti, è in grado di capire quello che dite. Non potrà certo rispondervi ma sarà in grado di rendersi conto se avete bisogno del suo aiuto o meno. Se si accorgerà che siete stanchi e depressi passerà la sera con voi, davanti alla televisione, facendo le fusa e scaldandovi con il suo corpo; se invece vi sentirà pieni di energia, contenti e soddisfatti allora vi metterà alla prova sfidandovi ancora una volta al gioco “acchiappa il gatto”.
Punto 9 – Leggetegli “Il libro dei gatti tuttofare” di Elliot e fategli sentire almeno una volta al mese qualche brano della colonna sonora del musical Cats. I gatti sono molto legati alle loro tradizioni e alla loro cultura felina. Già che ci siete per farlo contento potete anche prendere a noleggio la videocassetta degli Aristogatti della Disney. Un vero e proprio cult.
Punto 10 – Attenzione a non fare tardi. Se siete stati fuori casa tutto il giorno per lavoro e alla sera avete un appuntamento a cui non potete mancare, il vostro gatto non vi chiederà mai di rinunciarvi per stare in casa con lui, ma ci terrà che voi non facciate tardi. Se rientrerete a casa entro la mezzanotte il vostro gatto vi riempirà di fusa ma se passerete le due preparatevi ad essere svegliati nel cuore della notte per giocare con lui a “acchiappa il gatto”!
Punto 11 – Non tenete mai lo stereo troppo alto. I gatti amano la musica, ma deve essere usata come sottofondo, preferibilmente classica (Mozart, Chopin, Schubert i compositori preferiti) jazz o canzoni d’autore. Niente Red Hot Chili Peppers a tutto volume quindi. Potrebbe infastidirsi e nascondersi sotto il letto per ore.

Per carità di Patria mi fermo qui, e mi limito a riportare solo un altro brano, di questo stampato:
“Infine ricordate che per venti anni dovrete badare a lui, curarlo, amarlo e non abbandonarlo alla prima difficoltà.”.


Non si finisce mai d'imparare. D’improvviso ti accorgi che perfino da una lettura del genere si può imparare qualcosa e allargare i propri orizzonti. Devo confessare la mia ignoranza: nemmeno immaginavo che  i gatti avessero delle tradizioni e una propria cultura felina, delle quali sono orgogliosi. Ma chi l’avrebbe mai pensato!
Chissà se Papa Bergoglio ha mai posseduto un gatto. Sicuramente no. E’ impossibile. Non ne avrebbe avuto il tempo, lui che ama circondarsi di poveri, che passava intere giornate nei sobborghi e nelle zone più povere del paese. Sarò presuntuoso, ma sono certo che Papa Bergoglio non mette sullo stesso piano, e non dà lo stesso valore, alle inaudite sofferenze che ci sono in un bicchiere di latte pieno e in un bicchiere di latte che dovrebbe essere pieno e che, invece, è inesorabilmente vuoto.

“…Credo occorra equilibrio e buon senso nell'ascoltare e nel fare. Ma anche nel dire…”. Cara amica, parole sante!

©Augusto Novali
Maggio 2016

A che serve la legge.




La mail di un’amica, che ha la bontà di leggere gli articoli che scrivo, mi dà l’occasione di approfondire o almeno di aggiungere qualcosa a quanto ho scritto, a proposito dell’infelice caso della signora Rozza. Non me ne vorrà se riporto un brano della sua mail:

…Però una domanda la faccio a te e a me: e se è la stessa legge e le stesse istituzioni che prevaricano i diritti privati, come ti difendi? Molte persone sono state private dei loro diritti nonostante abbiano seguito la legge e talvolta ufficialmente questa dia loro ragione ( i referendum non applicati ad esempio), cosa possono fare? Resistenza passiva? Seguire altre azioni legali puntualmente ignorate?...

In assoluto o, se preferite, in linea puramente teorica, la risposta secca è: non puoi difenderti. Ma solo in teoria, portando il ragionamento all’estremo.


Per restare al concreto e all’attualità, e per chiudere il penoso caso all’origine di queste note, semplicemente la signora Rozza poteva chiamare i vigili e far rimuovere l’auto. Per l’automobilista sarebbe stata una lezione molto più efficace, per quello che gli sarebbe costato, in termini economici,  e la signora Rozza avrebbe dato una bella dimostrazione di senso civico e di rispetto delle regole. Aggiungo inoltre che, quandanche l’automobilista avesse rimosso l’auto prima dell’arrivo dei vigili, la signora Rozza, in quanto pubblico ufficiale, poteva rilevare e riferire dell’infrazione. Ma, quando si dice “nomen omen”, la signora in questione è, appunto, Rozza.



Prima di andare avanti mi tocca fare ancora una volta una precisazione, che do per fatta una volta e per tutte e che non farò più nei prossimi articoli. Ho già espresso queste idee in un mio libro, e non faccio questa precisazione per una necessità di pubblicità surrogata, che non m’interessa. Semplicemente perché, se la mia idea rispetto a un problema è quella, è ovvio che non  la cambio se scrivo libri o se scrivo articoli. Posso scrivere della stessa cosa diverse volte, ma la mia idea, rispetto a un problema, resta quella, indipendentemente dal perché o dal contesto nella quale la esprimo.


La mia convinzione è che la parola “diritti” non sia altro che il sinonimo della parola “forza”. I diritti non esistono sempre e in assoluto. E non sono gli stessi sempre e in assoluto. Un secolo fa un marito che scopriva la moglie con l’amante, poteva tranquillamente ucciderla e non scontava nemmeno un giorno di carcere. Si chiamava “delitto d’onore”. Oggi, nella stessa fattispecie, sconterebbe un bel po’ di anni di carcere. Oggi si chiamerebbe “femminicidio”. Perché la situazione è cambiata? Perché la legge si è evoluta? Perché i maschi sono pentiti? Perché la Chiesa è d’accordo? No, nessuna di queste e-o di qualsiasi altra ragione. La situazione è cambiata perché oggi le donne sono più forti. A partire dai primi del novecento, con le loro battaglie, sono riuscite a cambiare le cose e oggi le donne sono più “forti” e quindi hanno più “diritti”. Tutto qui, detta grossolanamente. E questo vale per tutto e per tutti. E un esempio lampante di questo sono gli operai o, come qualche nostalgico preferisce, la classe operaia. Negli anni ottanta gli operai avevano molti più diritti di quanti ne abbiano oggi, nella realtà e non nella teoria. Erano gli anni del boom economico e il sottoscritto si permetteva il lusso, solo che un direttore o un caporeparto lo guardasse storto, di licenziarsi in tronco, lasciare lì le macchine che andassero da sole e andare via. Gli bastava fare un giro in zona industriale e tempo due, massimo tre giorni era felicemente al lavoro in un’altra fabbrica. In teoria, ma è pura teoria, oggi gli operai hanno più diritti di allora. Nella realtà è bastata una crisi e i diritti degli operai “conquistati” in trent’anni di lotte sindacali si sono dissolti, come la nebbia, e un manager italo-canadese o che so io, con i modi e le idee di un “sciur paron da li beli braghi bianchi” ha fatto e disfatto contratti, orari di lavoro e quant’altro strafregandosene altamente degli operai, dei sindacati e dei “diritti”. E, per tornare ai cari bambini che sono nel cuore di tante anime belle… i bambini avrebbero diritto a poter frequentare una scuola materna. Ma questo diritto non esiste. Le scuole materne dello Stato sono poche e non possono accettare tutti. E allora molte famiglie, se hanno soldi, sono costrette a rivolgersi a scuole private (per la maggior parte, guarda caso, cattoliche). Inutile aggiungere che molti bambini, di famiglie che non hanno soldi, non hanno diritto a frequentare la scuola materna. E’ vero che, in teoria, la legge è uguale per tutti. Nella realtà se non hai soldi (che vuol dire se non sei forte) e vendi cd taroccati al mercato rionale, ti becchi una condanna a sette anni e te li fai tutti, perché non puoi ricorre in appello e poi in Cassazione. Ma se hai soldi (tradotto: se sei forte) puoi tranquillamente intrallazzare, truffare, evadere tributi e, con l’ausilio di un avvocato mediamente capace, aspettare la prescrizione che, tra l’altro, esiste solo nel nostro paese, giusto per proteggere i “diritti” dell’imputato (quelli più forti, ovviamente.).


Una delle letture più belle nelle quali ebbi la fortuna di imbattermi, da adolescente, fu per me l’ “Apologia di Socrate”. Ne ho ancora un vago e piacevole ricordo. Condannato a morte dagli ateniesi per empietà, Socrate rifiutò decisamente l’aiuto dei suoi amici, che gli avevano già organizzato la fuga. Lo trovava eticamente sbagliato e preferì affrontare serenamente la morte, pur sapendo che la sua condanna era ingiusta. L’unica colpa che si riconosceva, era quella di non essere stato capace di riuscire a convincere gli ateniesi della sua innocenza.
                                                

La legge è, di fatto, un male necessario. E il rispetto della legge è, di fatto, alla base di qualsiasi forma di raggruppamento umano. Anche nel rapporto di coppia, che è la forma più ristretta di aggregazione umana, ci sono delle leggi. Il non rispetto di queste leggi, il tradimento, in questo caso, può portare alla fine di quel rapporto. Di quel raggruppamento. Che sia la coppia, che sia la famiglia, che sia la tribù o il villaggio o la nazione. Le leggi possono essere ingiuste, sbagliate, stupide, in certi casi perfino dannose. Ed è giusto, è un dovere, per qualsiasi individuo, combattere la stupidità, l’ingiustizia, le leggi o le scelte sbagliate di questo o quel governo, Capo villaggio o capofamiglia che sia. Ma nell’ambito della legge. E oggi più che nei secoli passati questo è possibile. Si tratta di fare le scelte giuste, studiare gli strumenti adatti, scegliere le persone più capaci e così via. Prima di accennare altri spunti, voglio rispondere alla domanda iniziale che mi faceva la mia amica. “…i referendum non applicati ad esempio…). Un referendum non posso organizzarlo da solo. Ho bisogno di un gruppo, di un movimento, di un partito o che altro, che la pensi come me, che condivida la mia battaglia e così via. E se alla fine questo referendum si tiene, significa che il gruppo, il movimento, il partito o che altro che lo sostiene, ha forza sufficiente per imporlo. E se quel referendum vince e poi l’esito di quel referendum viene disatteso, logica vorrebbe che quel gruppo o che altro che è riuscito a imporlo, continuasse a battersi, in via giudiziaria fino alla Corte Europea, per dire. O che continuasse la sua battaglia su quel tema e ripartisse con altri referendum più specifici che di fatto raggiungerebbero quel risultato e così via… Ma questo presuppone che il gruppo o partito o movimento che sostiene le mie idee, continui ad avere interesse a che le mie idee siano vincenti. Ma non è detto che sia così. Magari quel gruppo ha sostenuto la mia battaglia solo per farsi conoscere, per farsi pubblicità servendosi di un obiettivo nobile. E magari, una volta che quel gruppo è diventato “forte” grazie a quella battaglia… sceglie altri obiettivi, magari per continuare a farsi pubblicità, per continuare a raccogliere consensi. E allora, se è questo l’interesse di quel gruppo… continuare una battaglia già fatta per vincere la guerra non è conveniente. Meglio fare altre battaglie, farsi altra pubblicità, continuare a crescere e diventare sempre più forti. Il problema è sempre quello: che ne fai poi, di quella forza? La tragedia è sempre quella: si aspetta il cinquantuno per cento. Con il cinquantuno per cento anche lo scemo del paese riesce a governare. Perché non si governa da soli. Hai bisogno di collaboratori. E lo scemo del paese è uno solo. E chissà, magari quelli intorno faranno un po’ di disastri e poi, lentamente, impareranno a governare. Ma ci vorranno anni. E il problema è sempre quello: nel frattempo che succede? Mandiamo tutto all’aria?


Così come qualsiasi espressione umana, anche la Cultura è legata al concetto di forza, così come l’ho espresso finora. Per questo immagino che, ancora ai nostri giorni, si studi filosofia, nelle nostre scuole, ancora sui testi di Severino o giù di lì. Io invece ho avuto la fortuna di imbattermi, ancora adolescente, in una delle più belle storie della filosofia che abbia avuto modo di leggere. Ma faccio fatica a credere che quell’Autore sia oggetto di studi nelle nostre scuole. Uno che scrive un saggio dal titolo: “Perché non sono Cristiano” ha scarse possibilità di essere studiato seriamente nelle nostre scuole.  Devo a lui e alla sua “Storia della Filosofia Occidentale” il mio interesse per la filosofia e il piacere delle dispute adolescenziali, “infantili” dal punto di vista filosofico, sui soliti temi sui quali qualsiasi adolescente al quale piaccia la filosofia, comincia a irrobustirsi: cos’è il bene, cos’è il male, il bello, l’etica, la morale, la legge e così via. E, giusto per sentirmi un po’ meno vecchio di quanto sono, voglio ritornare a quei tempi e chiedermi, e chiedervi qualcosa. Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? Io? La signora Rozza? L’automobilista? Evidentemente no. Avremmo tre opinioni totalmente contrastanti. E, per fare un esempio più concreto: perché continuare a martoriare i cosiddetti ai nostri ragazzi e continuare a predicare che non bisogna sprecare l’acqua, che l’acqua è un bene prezioso e ci sono paesi che soffrono la sete, e così via? Ho la fortuna di vivere nel Grande Nord, ai piedi delle montagne, dove avere l’acqua che esce dal rubinetto, ogni volta che lo apro, non è un problema. E per quello che costa l’acqua, quand’anche ne sprecassi più di quanta me ne occorre, magari perché lascio che scorra mentre mi lavo i denti, mi troverei cinque dieci euro in più sulla bolletta. E’ a causa del mio spreco che in Sicilia non hanno acqua o che in Africa soffrono la sete? No, lo sapete benissimo. Quand’anche tutti i cittadini del nord sigillassero i loro rubinetti, in Sicilia non arriverebbe una goccia d’acqua in più. Perché in Sicilia l’acqua è un problema non perché non c’è. Perché c’è la corruzione politico-mafiosa e, come ho detto altre volte, combattere la corruzione politico-mafiosa è difficile, stressante, pericoloso. Se invece ti fai la tua crociata da anima bella, ci fai un referendum, lo vinci, diventi popolare, acquisti voti e il cinquantuno per cento si avvicina. Dopo… dopo trovi un altro obiettivo, lanci un altro slogan e vai avanti. Capisco l’obiezione e sono perfettamente d’accordo: se avessi un figlio, anch’io gli insegnerei a non sprecare. A non sprecare l’acqua. Ma nemmeno in sogno gli direi che non deve sprecarla perché in Sicilia non hanno l’acqua. E comincerei a spiegargli il significato di parole quali corruzione, interesse, propaganda. E gli insegnerei a rispettare la legge. Ma nemmeno lontanamente mi sognerei di dirgli che la legge è uguale per tutti. Gli spiegherei… tutto quello che ho scritto finora. Sperando che Dio me la mandi buona.

©Augusto Novali
Maggio 2016